" Quando l'interpretazione di un testo sacro vuole superare il semplice approcio filologico per diventare incontro religioso, essa diventa simultaneamente anche una presa di coscienza della propria situazione; e allora la persona puo' annunciare con chiarezza quello che e' stato per lei l'evento determinante, decisivo per la salvezza o la pedizione della sua vita".
Queste sono parole di Eugen Drewermann, teologo cattolico tedesco sospeso " a divinis" da Giovanni Paolo II. Delle quintalate di volumi di teologia e spititualita' studiati, digeriti e dimenticati, soltanto queste parole e questo autore, letto con diversa "mappa" mi sostiene ora nei momenti piu' assurdi, nelle incomprensioni, nell'incredulita', di questo cammino verso la presa di coscienza e l' incontro con la propria parte animica che noi stessi siamo. L'essere dell'uomo e' l'essere per la morte, diceva Heidegger, e diceva anche che " l'essere dell'esserci e' l'essere che noi stessi siamo". Anima, non morte. Coscienza, non oblio.
_________________ " Anche se camminassi in una valle oscura non temeró alcun male, perché sono il peggior figlio di *** che ci sia mai entrato..."
|