Li conosco, Luciano, in Italia lo stesso sistema - anti rapimento per bambini - viene prodotto dalla Beghelli. Lo sapevi?
In altre applicazioni, ad esempio, viene anche usato per rintracciare i cani da tartufo
Si tratta di chip RFID attivi o transponder a bassa frequenza, con un ricevitore in grado di misurare la distanza (entro certi range) tra te e chi indossa il chip.
Se ci aggiungi il GPS ottieni lo stesso sistema antifurto dei camion e autovetture (se oltrepassato lo spazio limite di ricezione, il GPS si autoattiva trasmettendo via GSM la propria posizione geografica - tieni sempre a mente che da satellite, di norma, si riceve e basta).
In ogni caso, però, si tratta di dispositivi molto più grandi di un chicco di riso, oltre al fatto che necessitano obbligatoriamente di propria alimentazione (batteria a bordo, con tutti i contro che ho già spiegato). Nulla di impiantabile, quindi.
Per i trasmettitori attivi in genere, si usano infatti collari (tracciabilità dei detenuti, del bestiame, degli animali domestici etc.).
I trasmettitori passivi, invece, possono essere sì impiantati ma necessitano obbligatoriamente di varchi (antenne di prossimità). Un esempio tra tutti: lo sapevi che lo stesso chippetto dei cani (e dei gatti, in alternativa usando il collare) viene anche usato per sbloccare la porticina d'ingresso in casa?
Visto che può interessare, eseguo un'analisi dettagliata sulle informazioni che girano in Rete.
Sfogliando pagine e pagine riguardanti l'allarmismo per questo tipo di chip impiantabili (NWO, marchio della Bestia etc.), risultano sempre le medesime informazioni:
a) si parla quasi sempre del chip BT952000 (chiamato anche biochip), progettato da Carl Sanders, e costruito da terzi come VeriChip, Mondex, SIMM etc.Strano che non esista alcun datasheet (documentazione tecnica) riguardo questo fantomatico BT952000. Al contrario, se si cerca bene (tipo
qui,
qui o
qui), si scopre che si tratta semplicemente del Tag RFID passivo usato normalmente per l'identificazione di animali domestici e bestiame.
b) gli articoli allarmistici quasi sempre dotano il chip di batteria a bordo al Litio, ricaricabileE' completamente falso. Questo tipo di Tag, per garantire la propria natura miniaturizzata, sfruttano l'autoalimentazione per mezzo di campo elettromagnetico esterno.
Come è possibile osservare dalla foto:
![(!empty($user->lang['IMAGE'])) ? $user->lang['IMAGE'] : ucwords(strtolower(str_replace('_', ' ', 'IMAGE')))](http://www.freewebs.com/nochip/microchip_components.jpg)
il microchip è dotato di tre componenti basilari: antenna, condensatore, chip con memoria. L'antenna eccitata dal campo EM esterno carica il condensatore, e quest'ultimo fornisce quel briciolo di alimentazione necessaria per rispondere con il suo codice identificativo.
Esistono tuttavia aziende che studiano la possibilità di autoricarica biologica, come ad esempio la conversione della temperatura corporea, i movimenti cinetici etc. Prima tra tutte la
SIMM. Comunque sia, si tratta di un'alimentazione che permette la trasmissione dati in un range spaziale molto ristretto (pochi centrimetri), oltre a quanto spechificherò di seguito.
Per conoscere
veramente lo stato dell'arte di questa tecnologia, invito a leggere della documentazione tecnica attinente, ad esempio
questo PDF fa capire sufficientemente il legame tra nanotecnologia e potenzialità di trasmissione radio.
c) si parla spesso del rischio sulla tracciabilità spaziale dei soggetti dotati di chipTendenzialmente falso, per una semplice ragione
fisica:
Legge di inversione quadra.
Occorre infatti una massiccia energia di trasmissione per coprire grandi distanze. Chi sfrutta immagini come
questa per avvalorare la tesi del biochip, non ha capito nulla di elettronica e trasmissioni radio. L'immagine difatti si rifà ad un tipo di tecnologia
mista, dove si sfruttano differenti apparati di trasmissione: biochip per l'identificazione del soggetto,
ricevitore GPS per conoscere l'esatta localizzazione attuale, modem GSM (e quindi NON satellitare) per l'invio via SMS della propria posizione.
Una roba del genere è già usata in molti autoveicoli e per la tracciabilità di grossi animali e detenuti, ma è ingombrante e necessita di una discreta alimentazione (di solito la misura minima è pari ad un collarino, quindi non impiantabile).
Ad essere più corretti, un biochip + ricevitore GPS potrebbe essere sì impiantato, ma l'intero dispositivo sarebbe grande quanto un pacemaker, lascio a voi le considerazioni sul caso.
Per un'adeguata tracciabilità del solo biochip, invece, occorrerebbero tanti varchi quanti gli ambienti possibili (tipo i varchi antitaccheggio dei supermercati, tanto per intenderci).
d) si parla di fronte e mano destra, come le due localizzazioni più efficaci di alloggiamento del biochip.Riguardo la mano destra, è vera solo per ragioni di comodità. Nel caso di incidente stradale, ad esempio, una volta entrati in ospedale anche se privi di senso si verrebbe riconosciuti passando il ricevitore sulla mano destra - uno standard, per ovviare la perdita di tempo stando a cercare il chip ovunque sul corpo (ricordo che il range di ricezione del VeriChip e analoghi è pari a circa 20cm).
Qualsiasi localizzazione sottocutanea è utile, si noti difatti in che posto vengono inseriti nei cani (parte superiore del collo).
e) si dice che il biochip non può essere rimosso, né invalidato.Per quanto riguarda la rimozione, dipende dai mezzi, visto che è sottocutaneo. Non ci sarebbe nemmeno rischio di intossicazione, dato che non ha componenti in Litio.
Per quanto riguarda l'invalidazione, vale ciò che ho scritto più in basso, sul punto (f).
f) il biochip permetterebbe un'identificazione certa e incontrovertibile dei soggetti a cui è applicato (come una sorta di carta di identità digitale)E' assolutamente falso, per due ragioni specifiche:
1) la natura di questa tecnologia non permette l'uso di una crittografia forte, e quindi il rischio di clonazione è più che certo. Per chi non ci credesse:
http://www.engadget.com/2006/10/03/how-to-clone-yourself-a-verichip/2) qualsiasi campo EM può essere schermato, e più la frequenza è alta, maggiore è la facilità per farlo. Basterebbe un pezzo di carta argentata attorno alla mano per far smettere di trasmettere (provare per credere con i chip antitaccheggio negli esercizi commerciali). E se questo non bastasse, esistono dei dispositivi adatti a disturbare intere fasce radio, chiamati
Jammer, acquistabili a buon prezzo sia
per reti GSM cellulari sia
per RFID e altro.
Insomma, ci si può "nascondere" comunque, in un modo o in un altro, visto che stiamo parlando comunque di campi EM.
Piccola considerazioneSecondo me i tizi che stanno promuovendo questo tipo di allarmismo, non conoscono assolutamente lo stato attuale della tecnologia identificativa via radio.
Tendo ad esserne certo perché, se facessero le dovute ricerce, scoprirebbero peraltro che esiste già un tipo di dispositivi
molto più impressionanti e rischiosi per la privacy umana.
A titolo di esempio, si noti dov'è arrivata l'Hitachi:
http://www.hitachi.com/New/cnews/030902.html; in particolar modo, si noti qual'è il fattore di miniaturizzazione rispetto ai VeriChip. E la notizia non è nemmeno fresca, già dal 2003.
Inoltre la Gillet e la Benetton stanno
già impiantando RFID passivi all'interno di lamette da barba e capi di vestiario.
Altra fonte interessante:
http://en.wikipedia.org/wiki/RFID (leggere bene il paragrafo
Miniaturization)
Come si traduce tutto questo?
Non è quindi per forza necessario un impianto sottocutaneo per la tracciabilità, del resto ricordo che anche l'uso di un comune cellulare favorisce un'adeguata triangolatura spaziale nelle grandi città, sistema in uso da anni da parte delle forze dell'ordine.
Il vero problema, più che altro, consisterebbe nell'uso di biochip per le transazioni economiche, qui c'è davvero da tremare. Non hai il biochip impiantato? Peccato, non puoi acquistare. Ciò precluderebbe davvero qualsiasi tentativo di schermatura ed esportazione del chip.
Vorrei però ricordare che si tratta del solito sistema analogo dei bancomat, conti bancari etc. (se non hai un conto, non puoi interagire col mercato - ricordate la passata legge sull'obbligatorietà dei bonifici bancari?). Ormai il mercato si è adeguato a questo tipo di prassi, quindi nessun allarmismo, ci siamo ormai dentro da anni.

Avrei più paura di una catalogazione di massa del DNA o al limite delle impronte digitali, al contrario di questi chip che lasciano il tempo che trovano (almeno dal punto di vista della tracciabilità, per scopi medici invece li troverei alquanto utili).
P.S.:
questa notizia l'avevate letta?