Gli animali d'allevamento sono davvero inefficienti come "macchine" per convertire proteine vegetali in proteine animali; di conseguenza, per produrre cibi animali vengono consumate molte più risorse rispetto a quelle necessarie per la produzione di cibo vegetale. Questo enorme spreco di risorse è una delle conseguenze meno pubblicizzate, ma la più devastante, della tanto decantata "Livestock revolution" (Rivoluzione del bestiame). È innegabile che questo spreco di risorse provochi un enorme impatto ambientale sul pianeta. Come affermato dal World Watch Institute, con l'evolversi della scienza dell'ecologia, è ormai assodato che gli appetiti umani per la carne animale siano la vera forza scatenante di tutte le principali categorie di danno ambientale che in questo momento minacciano il futuro dell'umanità: la deforestazione, l'erosione, la scarsità d'acqua, l'inquinamento dell'aria e dell'acqua, i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, l'ingiustizia sociale, la destabilizzazione delle comunità e la diffusione delle malattie.
Nonostante questo, il consumo di carne pro capite è più che raddoppiato nella scorsa metà del secolo, anche mentre la popolazione continua a crescere. Di conseguenza, il consumo totale di carne è aumentato di 5 volte. Questo ha a sua volta imposto una pressione sempre più alta sulla disponibilità d'acqua, di terra, di mangime, di fertilizzanti, di combustibile, di capacità di smaltimento dei rifiuti, e sulla maggior parte delle altre risorse limitate del pianeta. [WWI2004]
Degradazione del suolo
La degradazione del suolo è uno dei problemi più seri che l'agricoltura moderna si trova ad affrontare. Mentre servono da 20 a 1000 anni per la formazione di un centimetro di suolo, le Nazioni Unite hanno stimato che il vento e l'acqua erodono l'1% del suolo del pianeta ogni anno. Generalmente è poco noto come l'allevamento di animali sia uno dei fattori che più contribuiscono all'erosione. Quando un pascolo è sovrasfruttato, il bestiame compatta il suolo con gli zoccoli e strappa la vegetazione che tiene assieme il terreno, diventando così causa di erosione. L'allevamento intensivo, invece, distrugge il suolo perchè la coltivazione di cereali per mangimi, necessaria a mantenere quest'industria, richiede moltissimo terreno coltivabile. Di conseguenza, la terra arabile pro capite disponibile nel mondo continua a decrescere costantemente: è passata da 0,40 ettari per persona nel 1961 a 0,25 ettari nel 1999. Un esempio estremo di degradazione del suolo è il fenomeno noto come desertificazione. L'agricoltura può contribuire alla desertificazione sia direttamente, tramite pratiche agricole dannose come la coltivazione intensiva, il sovrasfruttamento dei pascoli, e un uso smodato di acqua, sia indirettamente, quando la terra viene deforestata per creare nuove terre coltivabili o nuovi pascoli per il bestiame. [Horrigan2002]
A livello internazionale, si sono verificati seri problemi di compattamento del suolo, erosione e diminuzione di fertilità in molte aree dedicate all'allevamento di bovini. Queste comprendono l'Ovest americano, l'America centrale e meridionale, l'Australia e l'Africa sub-sahariana. Il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) stima che il 20% dei pascoli del mondo abbiano subito un sostanziale degrado dal 1945, e che il ritmo di distruzione sia in continua crescita. [Cox2000]
Deforestazione
In soli dieci anni (dal 1990 al 2000) l'Amazzonia Brasiliana ha perso un'area di foresta pari a due volte il Portogallo: la stragrande maggioranza di quest'area è diventata pascolo per bovini, per il consumo interno e per l'esportazione in Europa, Giappone, USA. Il tasso annuo di deforestazione ha continuato ad aumentare negli anni successivi e nel 2002 è aumentato del 40%. Il 10% dell'area deforestata è usata per la coltivazione della soia (usata come mangime per animali negli allevamenti intensivi), il resto è riservato al pascolo; dopo pochi anni, l'area va incontro a un processo irreversibile di desertificazione, e quindi diventa necessario abbattere una nuova porzione di foresta, in un circolo vizioso che degrada l'ambiente sempre di più. Tra il 1997 e il 2003 il volume dell'esportazione di bovini dal Brasile è aumentato di oltre cinque volte; l'80% di questo incremento di produzione ha avuto luogo nella foresta Amazzonica. [Kaimowitz2003]
Inquinamento chimico
Gli esseri umani hanno praticato l'agricoltura per più di 10.000 anni, ma sono negli ultimi 50 anni i coltivatori hanno sviluppato una pesante dipendenza dai fertilizzanti chimici sintetici e dai pesticidi. I raccolti in realtà assorbono solo da un terzo alla metà del nitrogeno applicato al terreno come fertilizzante: le sostanze chimiche rimaste inutilizzate inquinano il suolo e l'acqua. Dato che, secondo le statistiche della FAO, metà dei cereali e il 90% della soia prodotti nel mondo sono usati come mangimi per animali, e che queste sostanze chimiche sono per la maggior parte usate nelle monocolture per la produzione di mangimi animali, è chiaro che la maggior responsabilità per questo enorme uso di sostanze chimiche sta proprio nella pratica dell'allevamento del bestiame. Se la terra fosse usata per produrre cibo per il consumo umano diretto, in maniera sostenibile, usando la coltivazione a rotazione, sarebbe necessaria una quantità di sostanze chimiche di gran lunga inferiore.
Uso dell'energia
La conversione da cereali a carne implica un'enorme perdita di energia, specialmente se per la conversione si utilizzano i bovini. La quantità media di combustibile fossile necessario a produrre 1 kcal di proteine dalla carne è di 25 kcal, vale a dire 11 volte tanto rispetto a quello necessario per la produzione di grano, che ammonta a 2,2 kcal circa. Il rapporto è di 57:1 per la carne di agnello, 40:1 per quella di manzo, 39:1 per le uova, 14:1 per il latte e la carne di maiale, 10:1 per il tacchino, 4:1 per il pollo. [Pimentel 2003]
Consumo d'acqua
Il consumo d'acqua è una delle maggiori cause di impatto ambientale dell'allevamento di bestiame. L'agricoltura, per la maggior parte dedicata alla produzione di bestiame e di mangime, consuma più acqua di qualsiasi altra attività negli Stati Uniti, e in generale utilizza il 70% dell'acqua usata in totale nel mondo. L'acqua richiesta per produrre vari tipi di cibo vegetale e foraggio varia dai 500 ai 2000 litri per chilo di raccolto prodotto. Il bestiame utilizza in modo diretto solo l'1,3% dell'acqua usata in totale in agricoltura; tuttavia, se si prende in considerazione anche l'acqua richiesta per la coltivazione dei cereali e del foraggio per uso animale, la quantità d'acqua richiesta è enormemente più elevata. Per 1 kg di manzo da allevamento intensivo servono 100.000 litri d'acqua (200.000 se l'allevamento è estensivo); per 1 kg di pollo, servono 3500 litri d'acqua, 2000 per la soia, 1910 per il riso, 1400 per il mais, 900 per il grano, 500 per le patate. [Pimentel1997]
Il direttore esecutivo dell'International Water Institute di Stoccolma, ha dichiarato "Gli animali vengono nutriti a cereali, e anche quelli allevati a pascolo richiedono molta più acqua rispetto alla produzione diretta di grano. Ma nei paesi sviluppati, e in parte in quelli in via di sviluppo, i consumatori richiedono ancora più carne [...]. Ma sarà quasi impossibile nutrire le future generazioni con una dieta sul genere di quella che oggi seguiamo in Europa occidentale e nel Nord America". Ha aggiunto inoltre che i paesi ricchi saranno in grado di aggirare il problema importando acqua virtuale, il che significa importare cibo (mangime per animali o carne) da altri paesi, anche da quelli che non hanno abbastanza acqua. [Kirby2004]
Smaltimento delle deiezioni
Quando gli animali vengono allevati coi metodi tradizionali, le loro deiezioni sono considerate di grande utilità - un elemento chiave nei sistemi di agricoltura a rotazione, che producono una grande varietà di cibo e mantengono il suolo sano e fertile. Tuttavia, quanto troppi animali vengono allevati in un'area troppo piccola, l'ambiente circostante non è in grado di smaltire tutte le deiezioni prodotte. Questo è quanto accade ogni giorno negli allevamenti intensivi "senza terra", tanto diffusi nei paesi sviluppati e in rapida espansione in quelli in via di sviluppo. Negli USA, vegono chiamati "Strutture per l'ingrasso" (Animal feeding operations - AFOs) quelle fattorie o recinti in cui gli animali vengono tenuti e allevati in aree chiuse. Questi animali producono enormi quantità di deiezioni: per esempio, la quantità di deiezioni prodotte da una singola vacca da latte equivale a quella prodotta da 20-40 persone. [EPA2005]
Le deiezioni liquide e semi-liquide del bestiame contengono livelli di fosforo e nitrogeno al di sopra della norma, perchè gli animali possono assorbire solo una piccola parte della quantità di queste sostanze presenti nei loro mangimi. Quando gli escrementi animali filtrano nei corsi d'acqua, il nitrogeno e fosforo in eccesso in essi contenuto rovina la qualità dell'acqua e danneggia gli ecosistemi acquatici e le zone umide. Circa il 70-80% del nitrogeno fornito ai bovini, suini e alle galline ovaiole mediante l'alimentazione, e il 60% di quello dato ai polli "da carne" viene eliminato nelle feci e nell'urina e finisce nei corsi d'acqua. [CIWF2004]
Oggi, le deiezioni in eccesso vengono sparse sul terreno, mettendo in pericolo la salubrità delle acque e i pesci che ci vivono. I depositi di deiezioni degli allevamenti intensivi sono spesso dei puzzolenti laghi di escrementi e hanno già causato disastri ambientali in molti stati degli USA, spandendo batteri infettivi nei fiumi circostanti e filtrando fino alle falde acquifere utilizzate come acqua potabile. [NRDC1999]
Riscaldamento globale e piogge acide
Il riscaldamento globale è causato dal consumo di energia, dato che nel mondo moderno le fonti primarie di energia sono combustibili ad alto contenuto di carbonio i quali, se bruciati, emettono diossido di carbonio, o altri gas serra. Come fatto notare in precedenza, l'allevamento di bestiame è una delle cause principali dell'aumento di uso di combustibile. Ma il bestiame emette anche gas serra in modo diretto, come sottoprodotto della digestione. I bovini emettono una quantità significativa di metano, un potente gas serra, nell'aria. [WWI2004]
Ricerche svolte nel Regno Unito indicano che la fermentazione nello stomaco di bovini e ovini è responsabile del 95% del metano prodotto dagli allevamenti, mentre il resto viene causato dalle deiezioni. Lo stesso studio mostra che un terzo delle emissioni di ossido d'azoto dell'intera nazione deriva dalle deiezioni animali, mentre il 39% delle emissioni di ammoniaca sono causate dagli animali d'allevamento. [CIWF2002]
Inoltre, l'alto contenuto di ammoniaca delle deiezioni animali è una delle cause principali delle piogge acide
Con "malnutrizione" si intende uno squilibrio - una carenza o un eccesso - nell'assunzione di nutrienti e altri fattori necessari per una vita sana. La malnutrizione si può manifestare come denutrizione, carenza di vitamine o minerali, o sovralimentazione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO) stima che la metà degli esseri umani, circa 3 miliardi di persone, soffra di un qualche genere di malnutrizione. Una persona su cinque nei paesi in via di sviluppo soffre della più grave tra le varianti della malnutrizione - la fame. [Gardner2000]
È ormai noto che la maggior parte dei casi di malnutrizione tra i poveri scaturisca da un accesso alle risorse alimentari non equo, piuttosto che da una insufficiente produzione di cibo. Nel mondo, il cibo prodotto per nutrire l'intera popolazione umana è più che sufficiente, ma troppo è usato come mangime per animali anzichè per nutrire direttamente le persone che ne hanno bisogno. Nonostante questo, la richiesta di carne e latte nei paesi in via di sviluppo sta crescendo in modo drammatico.
In media, la popolazione nei paesi in via di sviluppo è aumentata del 2,1% l'anno tra il 1970 e il 1995, mentre il consumo di carne totale è aumentato del 5,4% l'anno (con un aumento da 14 kg pro capite nel 1983 a 21 kg pro capite del 1993) e il consumo totale di latte è cresciuto del 3,1% l'anno (passando da 35 kg pro capite nel 1983 a 40 kg pro capite nel 1993) anche se questi consumi ammontano comunque a meno di un quarto rispetto a quelli dei paesi sviluppati. [IFPRI1999]
Il problema degli animali d'allevamento è che, a parte quelli che si nutrono a pascolo in terreni non coltivabili, e altri che si nutrono di avanzi e prodotti di scarto all'interno di un ciclo a rotazione nelle fattorie tradizionali, consumano molte più calorie, ricavate dai vegetali, di quante ne producano sottoforma di carne, latte e uova: come "macchine" che convertono proteine vegetali in proteine animali, sono del tutto inefficienti. Il rapporto di conversione da mangimi animali a cibo per gli umani varia da 1:30 a 1:4, a seconda della specie animale.
In organizzazioni come l'OMS, la FAO e la Banca Mondiale aumenta sempre di più la preoccupazione per l'impatto dell'allevamento industriale sull'utilizzo delle terre coltivabili e conseguentemente sulla possibilità o meno di nutrire il mondo in modo efficiente. Esse affermano: "L'aumento del consumo di prodotti animali in paesi come il il Brasile e la Cina (anche se tali consumi sono ancora ben al di sotto dei livelli del Nord America e della maggior parte degli altri paesi industrializzati) ha anche considerevoli ripercussioni ambientali. Il numero di persone nutrite in un anno per ettaro varia da 22 per le patate, a 19 per il riso fino a solo 1 e 2 persone rispettivamente per il manzo e l'agnello. Allo stesso modo, la richiesta d'acqua diventerà probabilmente uno dei maggiori problemi di questo secolo. Anche in questo caso, i prodotti animali usano una quantità molto maggiore di questa risorsa rispetto ai vegetali." [WHO/FAO2002].
L'International Food Policy Research Institute (IFPRI) afferma che sta avendo luogo una "Livestock Revolution" (Rivoluzione del bestiame) e che entro il 2020 il consumo pro capite di carne nei paesi in via di sviluppo ammonterà a 30 kg - un aumento del 43% rispetto al 1993 - e quello del latte sarà di 62 kg - un aumento del 30%. La quota totale di carne e latte prodotti nei paesi in via di sviluppo aumenterà dal 36% al 47% e dal 24% al 32%, rispettivamente. [IFPRI1999]
L'unico modo di soddisfare questa domanda è attraverso l'allevamento intensivo con mangimi a base di cereali. Le coltivazioni nei paesi in via di sviluppo stanno passando rapidamente dalla produzione di cibo per il consumo umano alla produzione di mangimi per animali: nel 1983 in media venivano usate 128 milioni di tonnellate per nutrire gli animali, nel 1993 il totale è salito a 194 milioni di tonnellate. In questo decennio, l'uso di mangimi è aumentato del 4,2% l'anno, mentre la produzione interna è aumentata di solo il 2,3% l'anno, obbligando così i paesi in via di sviluppo a importare cereali dall'estero. È chiaro che spostando la produzione da cibo a mangimi allo scopo di sostenere un processo di trasformazione totalmente inefficiente, e importare grano dai paesi ricchi aumenterà enormemente il problema della malnutrizione.
Nei paesi in via di sviluppo, la maggior parte delle persone che riescono a nutrirsi in maniera adeguata consumano pochissimi (o per nulla) prodotti animali, eppure la loro dieta - formata per lo più da cereali, legumi, verdura e frutta - soddisfa tutti i requisiti nutrizionali. Un numero molto maggiore di persone potrebbero nutrirsi adeguatamente con questo tipo di dieta, consumando le stesse risorse, rispetto al numero di persone che si possono nutrire con una dieta a più alto contenuto di alimenti animali.
La diffusione degli allevamenti intensivi, per la produzione di carne e di latte, viene promossa attivamente da varie istituzioni pubbliche e private. Questa attività dovrebbe cessare, per ragioni ambientaliste e sanitarie. I requisiti nutrizionali dei 2-3 miliardi di persone che attualmente vivono con 2$ al giorno o meno, a cui vanno aggiunti i 2 miliardi di persone che si prevede si aggiungeranno nei prossimi 20 anni, possono essere soddisfatti solo attraverso una dieta tradizionale efficiente. I prodotti animali sono tra le fonti di cibo meno efficienti che esistano. [Goodland2001]
I paesi sviluppati detengono comunque la maggiore responsabilità in questo spreco di risorse, come maggiori consumatori di cibo animale. Se i paesi ricchi riducessero del 10% il loro consumo di prodotti animali ricavati da bestiame nutrito a cereali, potrebbero "liberare" 64 milioni di tonnellate di grano per il diretto consumo umano. Questo coprirebbe il fabbisogno derivante dall'aumento di popolazione per altri 26 mesi. Una diminuzione del 20% coprirebbe il fabbisogno per più di quattro anni. E i benefici per la salute farebbero diminuire di molto i costi delle cure sanitarie. [Stewart1996]
Inoltre, a causa della "occidentalizzazione" della dieta, in alcune nazioni in via di sviluppo, come Cina e Brasile, la percentuale di persone sovralimentate è più o meno la stessa di quelle sottoalimentate. Così, questi paesi devono combattere una battaglia sanitaria su due fronti, da una parte cercando di contenere la diffusione delle malattie degenerative come i tumori e le malattie cardiovascolari, dall'altra combattere contro le malattie infettive che continuano ad affliggere le masse di persone denutrite. [Gardner2000]
Gli specialisti della salute pubblica sono in particolar modo preoccupati per l'aumento delle malattie degenerative perchè il costo per curare ciascun caso è molto più alto del costo delle cure delle malattie infettive. Quindi, le malattie degenerative costituiscono una vera minaccia al tentativo di alleviare la povertà e alla stabilità economica globale dei paesi in via di sviluppo.
Le infezioni alimentari (le cosiddette "food-borne diseases") e in generale le malattie associate ai metodi di produzione del cibo stanno diventando sempre più comuni, negli ultimi anni: le definiamo come "patologie da maltrattamento" in quanto sono tutte dovute ai metodi usati negli allevamenti industriali, che hanno come scopo solo il profitto ed ignorano il benessere degli animali.
Possono essere suddivise in quattro categorie:
• avvelenamento dei cibi per contaminazione batterica;
• malattie che nascono negli allevamenti industriali e causano epidemie di proporzioni enormi, diventando minacce reali o potenziali per la salute umana (dalla Foot and Mouth Disease e la BSE, all'influenza aviaria, alla febbre suina);
• il pericolo della resistenza agli antibiotici tra la popolazione umana;
• rischi per la salute causati dall'inquinamento da deiezioni di acqua e aria.
Secondo la FAO, la causa di questi problemi sulla sicurezza del cibo è la sempre maggiore commercializzazione e intensificazione degli allevamenti. Le condizioni di affollamento e scarsa igiene degli allevamenti intensivi e la mancanza di pratiche adeguate per lo smaltimento delle deiezioni causano malattie negli animali e infezioni alimentari nell'uomo, e ne facilitano la rapida diffusione. [Nierenberg2003]
Intossicazioni alimentari
Anche se una piccola parte degli eventi di intossicazione alimentare è causata da cibi vegetali (patogeni presenti nell'insalata tenuta a temperatura superiore a quella di refrigerazione, funghi velenosi), la stragrande maggioranza è invece causata dai prodotti animali.
Le principali fonti di patogeni causa di intossicazioni alimentari sono due:
1) la contaminazione da feci dei prodotti animali durante il processo di macellazione e 2) cibi che sono stati a loro volta contaminati da prodotti animali. [PCRM2003]
La concentrazione del bestiame in recinti ed enormi capannoni per l'allevamento di polli e per l'allevamento di maiali, causa le infezioni e ne promuove la diffusione. L'OMS stima che in Europa circa 130 milioni di persone siano colpite ogni anno da intossicazioni alimentari e dichiara "Il rischio maggiore sembra essere la produzione di cibo animale. E' da lì che nascono i pericoli più gravi per la salute, per esempio le contaminazioni da Salmonella, Campylobacter, E.coli e Yersinia". [Pretty2002]
Gli animali provenienti dagli allevamenti intensivi spesso arrivano al macello ricoperti di feci, aumentando così la probabilità di contaminazione durante la macellazione e il successivo confezionamento.
Il modo in cui è organizzato il lavoro nella maggior parte dei macelli per i polli, ad esempio, diffonde sistematicamente i patogeni da un animale all'altro. Questo avviene specialmente nelle vasche per il risciacquo comune delle carcasse di pollo, colme di un'acqua che si trasforma ogni volta in una miscela settica, che gli addetti ai lavori chiamano "zuppa di feci". [Behar1994].
La stima più affidabile delle malattie umane dovute ad intossicazioni alimentari e del loro costo proviene dagli USA. Lì, 7 tipi di patogeni (Campylobacter jejuni, Clostridium perfringens, Escherichia coli O157:H7, Listeria monocytogenes, Salmonella, Staphylococcus aureus, e Toxoplasma gondii), trovati nei prodotti animali, causano un numero di intossicazioni variabile tra 3.3 e 12.3 milioni e fino a 3900 morti. Il costo annuo stimato è di 6.5-34.9 milioni di dollari l'anno (stima del 1995). [Buzby1997]
Malattie degli animali ed epidemie
Negli allevamenti industriali emergono in continuazione nuove malattie, molte delle quali diventano una minaccia, reale o potenziale, per la salute umana. Focolai di febbre suina in Asia e in Europa, influenza aviaria in Asia, Europa e in tutto il mondo, epidemie di BSE e di Foot and mouth disease, tutte hanno avuto ampia pubblicità e creato ansia e paura nei consumatori. In tutti questi casi, un numero enorme di animali è stato macellato - nella maggior parte dei casi in modo cruento. Tra le recenti epidemie pericolose possiamo citare il focolaio di Nipah in Malesia. Il virus ha ucciso più di 100 lavoratori degli allevamenti suini e altri 150 hanno sviluppato una encefalite non letale. Nel tentativo di tenere sotto controllo il nuovo ceppo di Nipah, sono stati macellati un milione di maiali. [PDIC2002]
I mercati del bestiame sono un ambiente perfetto per la diffusione delle epidemie. Animali che spesso sono già stressati ed esausti per il lungo viaggio, si ritrovano a dover affrontare condizioni disagevoli e un trattamento crudele. Questo abbassa ancora di più la loro già minima resistenza alle infezioni.
Gli allevamenti di polli sono quelli più soggetti alle epidemie. Le recenti epidemie di influenza aviaria a Hong Kong, nell'Asia orientale, Europa e Stati Uniti hanno causato delle macellazioni di massa. E' stato rilevato che, dei 23.000 volatili venduti ogni giorno nei mercati del bestiame nella regione nord-orientale degli Stati Uniti, il 40% risultano positivi a qualche virus dell'influenza aviaria. [OKeefe2002]
Resistenza agli antibiotici
Dagli anni '60, la salute degli animali d'allevamento non dipende più da pratiche che garantiscano il benessere degli animali per tutelarne la salute, ma dall'uso massiccio di antibiotici. Molti farmaci usati per curare le malattie umane sono usati anche negli allevamenti, riducendo in questo modo il numero di farmaci efficaci per combattere le malattie nell'uomo. Dato che gli antibiotici vengono somministrati agli animali per prevenire la diffusione delle malattie nelle condizioni di sovraffollamento in cui essi vivono, e per aumentarne la velocità di ingrasso, quella della resistenza agli antibiotici è diventato una minaccia globale. [Nierenberg2003]
Migliaia di animali sono stipati in allevamenti industriali antigienici e sovraffollati, e gli antibiotici vengono aggiunti ogni giorno al loro mangime. Ogni anno vengono somministrate 11.000 tonnellate di antibiotici agli animali, negli USA, che ammontano al 70% del totale di antibiotici prodotti ogni anno, e a otto volte la quantità usata per curare le persone. [Union2001]
In un'inchiesta di un comitato della House of Lords del Regno Unito, si legge "Esiste una minaccia continua alla salute umana derivante dall'uso imprudente degli antibiotici negli animali. [...] Potremmo dover affrontare la disastrosa prospettiva di ritrovarci nell'era pre-antibiotici". [House1998]
Rischi per la salute dovuti allo smaltimento delle deiezioni
Si stima che nei soli Stati Uniti, gli allevamenti intensivi generino 260 milioni di tonnellate di deiezioni animali all'anno. [USDA2001] I contenuti e derivati di queste deiezioni comprendono metalli pesanti, antibiotici, batteri patogeni, nitrogeno e fosforo, oltre a polveri, muffe, endotossime batteriche e gas volatili, tutte sostanze che minacciano la salute umana. Dato che i costi per il trasporto delle deiezioni sono proibitivi [Sharpley1998], questi materiali vengono solitamente immagazzinati presso gli allevamenti e poi diffusi sui terreni circostanti, creando rischi per la salute pubblica.
Quando i contaminanti contenuti nelle deiezioni animali si infiltrano nelle sorgenti sotterranee di acqua potabile, la quantità di nitrati nelle acque può raggiungere livelli pericolosi. [EPA2005]
I microorganismi che si trovano nelle deiezioni animali, come il cryptosporidium, possono essere molto pericolosi per la salute. Per esempio, dopo un violento temporale nel 1993, un focolaio di cryptosporidium nell'acqua potabile ha causato 100 morti a Milwaukee e fatto ammalare altre 43.000 persone. Se la presenza di questi microorganismi supera il livello di guardia, non solo emergono grossi rischi per la salute, ma si devono anche cercare fonti alternative di acqua potabile. [EPA2005]
